In tema di Bioedilizia e di sostenibilità si è ampiamente dibattuto, negli ultimi decenni, non solo in ambito accademico: ebbene, nonostante il tema sia così discusso ed attuale, c’è ancora molto scetticismo e disinformazione.
Il concetto alla base della bioedilizia è lo sviluppo sostenibile, garantito attraverso una particolare attenzione al risparmio energetico e la contestuale salvaguardia dell’ambiente: la bioedilizia altro non è che l’impiego di materiali da costruzione naturali, ottenuti senza processi chimici e, quindi, atossici, che, per ovvi motivi, hanno un impatto nullo sull’ambiente, a maggior ragione se sono a chilometro zero, o quasi!
Gli edifici in cui viviamo oggi sono considerati “energivori”, poiché producono un consumo di energia da fonti non rinnovabili tale da non essere sostenibile per un periodo a medio – lungo termine, sia per il quantitativo di energia utilizzata per il riscaldamento ed il raffrescamento degli stessi, sia per l’impiego dei materiali da costruzione che hanno un impatto devastante per la nostra salute e per l’ambiente, basti pensare all’utilizzo dell’amianto nelle costruzioni.
Una casa per essere definita “ecologica”, invece, deve rispettare alcune prescrizioni fondamentali: in primo luogo, come detto, devono essere impiegati materiali a basso impatto ambientale, rinnovabili, riciclabili e naturali, il cui costo di produzione deve essere contenuto sin dalle fasi della sua produzione (ad esempio, limitando il consumo d’acqua e lavorando i materiali a secco) fino al trasporto (a tal proposito, basti pensare a quanto combustibile viene bruciato quotidianamente per trasportare i materiali da un paese all’altro del mediterraneo ed oltre).
I materiali impiegati, inoltre, devono avere delle caratteristiche tecniche altamente efficienti da un punto di vista termico per garantire un elevato comfort con il minimo utilizzo possibile di energia.
Non è questa la sede adatta per analizzare nel dettaglio le qualità di tutti i materiali biologici utilizzabili e disponibili nel mercato; sicuramente, però, non si può non fare menzione dei sistemi strutturali in legno oppure dei materiali 100% bio ottenuti dalla lavorazione del sughero, della canapa e, anche, dalla lana di pecora.
Inoltre, vi sono delle aziende sarde, che operano anche nel mercato internazionale, che impiegano olio d’oliva, pomodoro e, addirittura, pecorino per ottenere delle pitture per intonaci e rivestimenti: gli alimenti che noi tutti conosciamo, quindi, vengono utilizzati in modo del tutto innovativo per ottenere dei prodotti che non abbiano impatto ambientale.
Una casa, inoltre, non può essere definita sostenibile se non è dotata di impianti per l’approvvigionamento energetico all’avanguardia che utilizzino le cosiddette F.E.R. (fonti energetiche rinnovabili) come, per esempio, impianti fotovoltaici, geotermici ed eolici, atti a generare l’energia elettrica necessaria per rendere autonome le nostre abitazioni.
Abbiamo brevemente riassunto quali sono le caratteristiche minime fondamentali per realizzare case in bioedilizia, ma quali sono i vantaggi che genera l’impiego di questi materiali?
Intanto, per riprendere quanto già chiarito in precedenza, è facilmente intuibile il bassissimo impatto che questi materiali e tecniche provocano sull’ambiente che ci circonda e, di riflesso, anche sulla salute di chi abita la casa.
Infatti, dobbiamo considerare che i materiali biologici incidono notevolmente ed in maniera positiva sulla salubrità degli ambienti che abitiamo e, quindi, migliorano esponenzialmente la qualità della nostra vita: all’interno delle abitazioni, degli uffici e dei locali sono molteplici i veleni nascosti ed invisibili che, quotidianamente, introduciamo inconsapevolmente nel nostro corpo, come polveri, batteri, spore, muffe, composti organici volatili, gas celati tra resine, adesivi, vernici isolanti, finiture di arredi e superfici.
L’impiego di materiali biologici, dunque, racchiude innumerevoli vantaggi: l’impatto ambientale è quasi nullo, il comfort delle nostre abitazioni migliora esponenzialmente e c’è un considerevole risparmio economico per la produzione di energia.
A tutte queste considerazioni, peraltro, deve aggiungersi che non viene trascurato il valore estetico degli elementi e delle finiture.
Come architetto, in conclusione, non posso che incentivare l’utilizzo di queste tecniche e materiali, consigliando, ovviamente, di approfondire le loro caratteristiche e qualità perché saranno il futuro dell’interior design.
A tale proposito, non bisogna dimenticare che dall’anno 2021 sarà obbligatorio costruire edifici ad energia quasi zero, i cosiddetti NZEB (Nearly Zero Energy Building) e, pertanto, è importante affrontare questa nuova esperienza con le giuste competenze.
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